Un tira e molla continuo, ai limiti dello sfinimento. La Corte dei Conti di Napoli chiede il crac, il Comune di oppone e sostiene che con lo “Spalmadebiti” deciso dall’ultima finanziaria tutto può andare tranquillamente avanti.
Due visioni diametralmente opposte. Perchè da un lato le toghe della magistratura contabile di Napoli bocciano il decreto Salvanapoli governativo di fine anno, firmato dal 5 Stelle Ugo Grassi e già preceduto dal “milleprogroghe” estivo per tirare fuori i tanti comuni italiani dal dissesto. Mentre dall’altro la Corte dei Conti guarda all’oggi, è contaria ad ogni dilazione e sostiene: “il decreto Milleproroghe contiene norme in palese vilolazione della Costituzione. Consentire agli enti locali vicini al dissesto di rinviare la dichiarazione di default potrebbe avere gravi conseguenze per la finanza pubblica”.
E aggiungono, i giudici contabili: “non è opportuno avallare ua situazione di ‘accanimento terapeutico’ per gli enti ormai in default. Procrastinare l’inevitabile dichiarazione di dissesto preclude un effettivo risamento che consenta all’ente locale di poter ripristiare celermente l’erogazione delle prestazioni costituzionalmente necessarie, con un bilancio stabilmente riequilibrato”.
Ma Palazzo San Giacomao dà battaglia e non ci sta. Sulle barricate l’assessore al Bilancio, il bolognese Enrico Panini: “Tutto questo pensiero e questa impostazione sono un clamoroso errore. Nelle nostre stesse condizioni si trovano oltre 300 comuni italiani. La norma approvata ad agosto dice che i comuni, che sono in un piano di rientro approvato entro il 2018, non vanno sottoposti a verifiche annuali sul raggiungimento degli obiettivi ma si valuta alla fine del raggiungimento del piano definitivo. E se un ente presenta un programma di riento che gli consente di spalmare i debiti in 20-30 anni, perchè la Corte dei Conti deve valutare annualmente gli obiettivi intermedi il cui raggiungimento mette automaticamente un Comune in dissesto anche per soli 500 mila euro?”.
Per la serie, fateci lavorare, non mettetici ogni sei mesi il cappio in gola e poi alla fine si vedrà. Ma quando: dopo 20 o 30 anni?
La matassa politico-amministrativa è non poco ingarbugliata. Aggiunge Panini: “L’attuale situazione è contraddittoria e ingiusta: con una mano stabiliscono che un Comune può rientrare dal debito in 20-30 anni e con l’altra che gli esami non finiscono mai e basta che in un anno non raggiungi uno degli step automaticamente finisci in dissesto. Se continuerà questa politica di tagli ai trasferimenti, aumenteranno drasticamente – aggiunge Panini – gli enti locali che chiederanno il predissesto”.
Tra l’incudine e il martello, una situazione insostenibile per tante realà, anche di minori dimensioni, costrette a tagliare anche le spese più elementari e necessarie”.
Replica l’opposizione. La Pd Valeria Valente sostiene che “si tratta di una norma che semplicemente autorizza il Comune a proseguire sulla strada dello sfascio finanziario. La norma approvata dalla maggioranza gialloverde con il silenzioso appoggio di Forza Italia, non serve alla città, ma soltanto a de Magistis e condanna Napoli”.
Il Pd, del resto, non è che abbia un montagna di proposte sul tappeto per salvare Napoli sia dal crac che dall quotidiana invivibilità.
Ma prosegue Valente: “sono fondate e motivate le preoccupazipni dei giudici contabili che parlano di accanimento terapeutico. L’amministrazione comunale viene autorizzara a sforare tutti gli obiettivi e gli impegni assunti solo pochi mesi fa nel piano di riequilibrio. Significa dare la possibilità a de Magistris di far continuare a far danni gettando la responsabilità sui cittadini e le future generazioni. Le parole dei giudici della Corte dei Conti – sottolinea Valente – soprattutto sotto il profilo della costituzionalità impongono una riflessione seria e rigorosa a tutti i colleghi della Camera che hanno alla loro attenzione l’approvazione del Milleproroghe”.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.