A raccontarla non ci credi. Il primo lavavetri dei retrovisori della Rossa di Luca Cordero di Montezemolo, al secolo Carlo Calenda, ha in mano il futuro del partito fondato da Antonio Gramsci.
Ora i vati un tempo rossi pendono dalle sue labbra per far nascere un nuovo partito dalle macerie. Comunista? Spazzatura. Socialista? Monnezza. Socialdemocratico? Strapassato.
Non resta che una opzione, “Fronte Repubbicano”. Una rimembranza dell’edera lamalfiana?
O forse una mano repubblichina che emerge salvifica dalle acque di Salò, tanto per rincorrere il rude Matteo Salvini?
E cominciano le solite litanie pro e contro, dei dubbiosi, dei tentennanti, dei perditempo.
Qualcuno, invece, ha partorito l’idea più saggia. Chiamare il 113 perchè venga a prelevare, ovunque si trovi, il nuovo Eta beta della sinistra, l’uomo al quale s’è accesa la lampadina dopo decenni di buio pesto.
In ambulanza i premurosi infermieri potranno avere tutto il tempo per spiegare che l’idea non è proprio una genialata. Saltare da palo in frasca? Passare dal partito democratico a quello repubblicano? E gli spiegano, con estrema calma: come se negli Usa, stufo della sua vecchia bandiera, Obama avesse deciso una bella mattina di issare quella degli avversari di una vita, i repubblicani. O viceversa come se oggi il Rocket Trump progettasse di volare sulle sponde democratiche.
Esordì, il servizievole Calenda, scodinzolando al seguito di mister Ferrari, lo seguì poi anche nella Italo story, il treno ad alta velocità messo in pista con i compagni di merende, mister Tod’s Diego Della Valle, e il promotore del Cis nolano Gianni Punzo: tutte e tre in sella ad NTV con il carico miliardario assicurato da Banca Intesa dell’amico Corrado Passera e dal benevolo ok dell’allora ministro dei trasporti Pierluigi Bersani.
Sono riusciti, i tre moschiettieri, a vendere pochi mesi fa il ‘Pacco‘ Tav agli americani, incassando una bella barca di dollaroni, degna di Paperòn de’ Paperoni.
In quella vicenda il pariolino Calenda ricoprì per un paio d’anni la carica di responsabile delle pubbliche relazioni di una delle rampanti sigle messe in campo da mister Punzo, ‘O Pannazzaro, passato dai tempo grami di piazza Mercato a Napoli, tra federe e lenzuola, ai binari d’oro via Italo. E furono mesi molto duri, quelli in attesa di un lasciapassare antimafia che la prefettura partenopea tardò per quasi un anno a rilasciare…
Poi la folgorazione sulla via renziana, per Calenda, e la poltronissima di titolare dello Sviluppo Economico. Un esperto doc, un senza tessera. Quella tessera che prenderà appena esaurita l’esperienza ministeriale e iniziato il percorso di ‘militante’ (sic). Passano pochi mesi e quando esplode la bagarre del dopo Renzi, lui – il neo Vate – minaccia di sbattere la porta e di stracciare la novella tessera (e chissenefrega, è il commento più gettonato).
E oggi si presenta come il Salvatore.
Va al cuore dei problemi della sinistra l’ex direttore e oggi editorialista di Repubblica, Ezio Mauro, che il 26 giugno scrive: “Tocca alla sinistra oggi – insieme con altre forze – la responsabilità storica di difendere l’identità europea, il principio occidentale, il pensiero liberal-democratico. E’ la forma stessa della democrazia materiale in cui abbiamo vissuto in questo lunghissimo dopoguerra di pace e che oggi per la prima volta viene messo seriamente in discussione. Si opponga a questa destra, difenda questi valori e ritroverà se stessa: e magari, per strada, anche la sua gente perduta”.
Perfetto. Ezio Mauro – auspicando il programma della nuova (sic) sinistra – ha chiarito in modo perfetto perchè la stessa sinistra è collassata in questi anni e sta sparendo dalla geografia politica e sociale.
E’ proprio per aver perso il minimo barlume di giustizia sociale – l’unico faro capace di illuminare un percorso nuovo per la sinistra – che la sconfitta è stata inevitabile: ed oggi è uno tsunami.
Ma ci faccia il piacere: altro che “pensiero liberal democratico”!
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