SUMMIT BILDERBERG A TORINO /   OK O STOP AL GOVERNO GIALLOVERDE DA BIG DRAGHI & C.?   

Il copione sembra uscito dalla penna di Forsyth, per un thriller politico che più giallo (verde) non si può. La prima autentica verifica sulla forza del neo governo nei confronti dei potenti d’Europa, e non solo, si celebra ad una settimana esatta dal giuramento dei ministri davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella.

Si apre infatti il 7 giugno, a Torino, il mega summit dei Bilderberg, l’appuntamento annuale dei potenti della Terra che si incontrano ritualmente in una location fino all’ultimo momento top secret per discutere & decidere i destini del mondo. 

Mario Draghi. In apertura il sindaco di Torino Chiara Appendino

Al tavolo dei Bilderberg siede storicamente la crema dei Poteri Forti, anche di casa nostra: da Mario Draghi a Mario Monti, da Romano Prodi a Giulio Tremonti, per far solo il nome di alcuni papaveri della nomenklatura politico-finanziaria italiana. 

Ad alcuni summit ha preso parte anche Paolo Savona, per giorni al centro dell’infuocato dibattito e neo ministro per gli Affari europei nel neonato esecutivo tra Lega e 5 Stelle. 

Verrà sancito, a Torino, un armistizio tra le possenti armate comandate dal capo della Bce Draghi e quelle, più sparpagliate, che fanno riferimento all’ex ministro dell’era Ciampi? Sarà di nuovo guerra aperta? O cosa? 

DAL LAGO MAGGIORE ALL’OMBRA DELLA MOLE 

Non è noto l’elenco dei partecipanti al summit, ancora avvolto nel più rigoroso riserbo. Con ogni probabilità non vi prenderanno parte i due protagonisti della singolar tenzone, Draghi e Savona: ma è certo che tra le ovattate stanze della location torinese prescelta per l’evento, l’argomento – pur certo non all’ordine del giorno – verrà sussurato tra un tavolo di lavoro e l’altro. E verrà misurata l’attuale ‘temperatura’ di quella nomenklatura, certo non disposta a cedere un centimetro del Potere fino ad oggi conquistato: sempre a scapito degli interessi dei cittadini, tanto per spartirsi meglio non solo le risorse, ma anche i destini di interi pezzi delle nazioni. 

Paolo Savona

La conferma dell’appuntamento dei Bilderberg a Torino ha cominciato a rimbalzare circa tre mesi fa, dopo alcune dichiarazioni rilasciate dalla premier serba Ana Brnabic. In ballo, però, c’era anche la candidatura di Venezia, rimasta in piedi fino a qualche settimana fa. Una delle più recenti conferme è arrivata da Franco Bernabè, l’ex numero uno di Telecom Italia, numero due di Banca Rothschild, membro del Comitato decisionale del gruppo Bilderberg e partecipante in pratica a tutti i summit (ne ha mancati solo un paio) dal 1994 ad oggi. L’ufficializzazione, poi, qualche giorno fa,  sul sito ufficiale griffato Bilderberg, in cui viene precisato che la location e l’elenco degli ospiti verrà diramato solo “a few days before the Meeting”, un paio di giorni prima dell’Evento.

Cominciamo, appunto, dalla location, Torino. Non sfugge un particolare: il capoluogo piemontese da due anni esatti è guidato dal sindaco pentastellato Chiara Appendino. Un esame per il primo cittadino? Un segnale di gradimento dei Potenti alle gestioni 5 Stelle? 

Torniamo a Savona. Il quale ben conosce quegli ambienti di Potere. Lo stesso super economista rievoca con grande entusiamo una sua precedente partecipazione: “Con Gianni Agnelli ho dei bei ricordi, tra cui il viaggio per recarci all’incontro del gruppo dei Bilderberg al quale mi aveva invitato. Viaggiammo sul Concorde. Agnelli era in jeans e giacca blu, orologio sul polsino, con una inesauribile sete di sapere”. Ottima e abbondante rimembranza.

Di prassi gli incontri si svolgono un anno in Europa e l’anno seguente negli States. L’appuntamento 2017, ad esempio, si tenne negli Usa, nella splendida cornice di Chatilly, in Virginia, dal 1 al 4 giugno, esattamente un anno fa. 

LA STIRPE DEI DRAGHI

La Voce scrisse un ampio reportage sull’ultimo incontro italiano, quello del 3 giugno 2004, a Stresa. Nell’inchiesta compariva un elenco delle guest star che avevano preso parte ad almeno un summit, compreso quello in riva al Lago Maggiore. 

Ad aprire le danze non poteva mancare il nome del super Avvocato, Gianni Agnelli, accompagnato dal fratello, Umberto. 

Emma Bonino

Seguiva poi quello di Emma Bonino, all’epoca membro della Commissione Europea. Un paio di mesi fa, nel salotto di Otto e Mezzo, Bonino ha difeso a spada tratta i summit targati Bilderberg: “Non siamo mica il Ku Klux Klan”, ha sbottato davanti a Lilli Gruber: la quale, dal canto suo, non solo è abituata a non perdersi un summit, ma siede perfino nella ‘commissione permanante‘ italiana del gruppo, in compagnia di John Elkan.

L’elenco proseguiva con i nomi di altri giornalisti, come Lucio Caracciolo (direttore di Limes), Ferruccio De Bortoli (RCS Libri), Gianni Riotta (editorialista La Stampa), Carlo Rossella (editorialista La Stampa), Walter Veltroni (direttore l’Unità), Barbara Spinelli (corrispondente da Parigi de La Stampa). Queste le qualifiche di allora, evidentemente cambiate nel tempo.

E continuava, quell’elenco, con i papaveri dell’economia, della finanza e della politica. Ecco alcuni nomi, fior tra fiori. Rodolfo De Benedetti (Cir), Innocenzo Cipolletta (direttore generale Confindustria), Paolo Fresco (presidente Fiat), Rainer Masera (direttore generale IMI), Corrado Passera (Banca Imi), Alessandro Profumo (Credito Italiano), Marco Tronchetti Provera (Pirelli spa), Gabriele Galateri (Mediobanca). 

Quindi gli ex ministri e top della prima repubblica Gianni De Michelis (Esteri, Psi), Claudio Martelli (Giustizia, Psi), Virginio Rognoni (Difesa, Dc), Renato Ruggiero (Commercio Estero), Tommaso Padoa Schioppa (Tesoro, ma allora ai vertici della Bce), Giulio Tremonti (Economia) e Romano Prodi (due volte premier e all’epoca Presidente Ue). 

Last but non least i big Mario Monti, allora super commissario Ue, Mario Draghi, all’epoca direttore al Tesoro, e anche Domenico Siniscalco (direttore generale proprio all’Economia), il cui nome è rimbalzato in questi giorni nel toto premier-ministri.

NON SOLO BILDERBERG  

In queste ore tra i media di casa nostra Savona viene passato ai raggi x. Sul ‘Fatto quotidiano‘ fanno capolino le indiscrezioni, poi smentite dagli stessi ambienti grillini, di possibili affiliazioni massoniche a logge americane. Quindi l’accostamento al nome di Armando Corona, l’ex super massone sardo che faceva capo al Pri di Ugo e poi Giorgio La Malfa, stella polare dello stesso Savona. 

Quindi i freschi endorsement di un vip del calibro di Luigi Bisignani a favore del mancato ministro per l’Economia. E ancora i super apprezzamenti elargiti in abbondanti dosi dal massone ‘progressista’ e animatore del Movimento Roosevelt, Gioele Magaldi, autore di una vera enciclopedia sulla nomenklatura dei “massoni conservatori” affiliati alle cosiddette Ur Lodges che dominano in Europa (Italia ben compresa) e nel mondo.

Luigi Di Maio all’ISPI con Carlo Secchi

E rimbalzano in rete le immagini di un allegro Luigi Di Maio a tavola con i vertici dell’ISPI, ossia l’Istituto di Studi per le Politiche Internazionali presieduto da Giampiero Massolo, ex numero uno del DIS (Dipartimento Informazione Sicurezza) e mancato ministro degli Esteri nel governo Conte. Di Maio è seduto fianco a fianco con l’altro vertice di Ispi Carlo Secchi, economista ed ex rettore della Bocconi: Secchi è anche presidente per l’Italia della ancor più potente associazione paramassonica che domina i destini del mondo, la Trilateral. Direttore dell’Ispi e al tempo stesso segretario del gruppo italiano che fa capo a Trilateral è poi Paolo Magrì.

Giampiero Massolo

Insomma, un bell’ambiente con il quale il protagonista dello storico ‘cambiamento’ che volterà l’Italia come un calzino, Di Maio, s’è piacevolmente intrattenuto ben prima delle elezioni del 4 marzo. Tanto per ‘rassicurare’ i mercati e gli investitori internazionali.

Tornando al prossimo super meeting dei Bilderberg, brinderanno al nuovo governo gialloverde i potenti riuniti all’ombra della Mole? Oppure verranno seguite le raccomandazioni di Draghi & C.?

E di quale stampo saranno mai, quei consigli?     

 

 

 


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