La singolar tenzone per Paolo Savona. Il mezzogiorno di fuoco tra l’inquilino del Colle e i due sceriffi di Lega e 5 Stelle.
Pesano le posizioni euroscettiche e anti Merkel degli ultimi tempi griffate Savona? Il fievole atlantismo? Il (non) feeling con i papaveri delle finanze nazionali e internazionali, da Ignazio Visco a Mario Draghi? Oppure alcuni legami del passato che potrebbero condizionare anche le scelte presenti del titolare dell’Economia?
Forse un po’ di tutto. Ma secondo quanto filtra da alcune ovattate stanze del Quirinale, è in atto una vera e propria guerra per il Potere futuro. Una guerra che vede scendere in campo, l’un contro l’altra armate, due potenti fazioni massoniche. O per meglio dire, la cosiddetta Massoneria Progressista e quella di stampo Conservatore.
Proprio mentre il contratto firmato dai leader del Carroccio e dei grillini prevede la messa al bando dalla vita pubblica dei confratelli in cappuccio e grembiulino, cosa che ha fatto andare su tutte le furie il Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi, che ha attaccato il contratto e i due autori.
LE DUE FAZIONI MASSONICHE IN CAMPO
Mentre un “massone progressista” come Giole Magaldi, promotore del Movimento Roosvelt e autore di “Massoni – Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle ur-lodges” (Chiarelettere), il ponderoso tomo che illustra i recenti percorsi massonici internazionali a base di super logge UR, suona invece i violini. Sia sul possibile assetto governativo che sulla figura di Savona.
Scrive Magaldi: “Il Movimento Roosvelt fa i suoi migliori auguri al premier incaricato, augurandosi che al suo fianco, come Ministro dell’Economia e delle Finanze, sia designato Paolo Savona, personaggio di indubbia struttura politico-istituzionale, di solidissime competenze tecniche e di grande esperienza internazionale”.
E aggiunge, quasi a tranquillizzare il confratello Bisi: “Alcuni ministri del nascente governo Conte saranno massoni. Per la precisione, massoni progressisti. Un plauso va fatto innanzi tutto alla Lega e ai 5 Stelle perchè di fatto, anche se non ancora di diritto, hanno superato qualsivoglia discriminazione nei confronti della massoneria. Spiegheremo poi, nei tempi e nei modi opportuni, chi sono questi fratelli massoni”.
Altre parole per rassicurare Paul Krugman, il premio Nobel ed economista liberal post keynesiano, massone progressista: “Non vi è nessuna presa di Roma o di palazzo Chigi da parte dei barbari – sottolinea Magaldi – un’invasione barbarica c’è stata nel 2011 con Mario Monti e le sue politiche. Quello stipulato tra Di Maio e Salvini è un contratto di natura privatistica che ha una valenza di indirizzo generico, non vincolante sulle attività delle istituzioni e non sovraordinato alle norme costituzionali: se al suo interno vi sono delle clausole contrarie a tali principi inderogabili della Costituzione, esse vanno considerate nulle e prive di qualsivoglia conseguenza pratica”.
Come dire: sul bando ai massoni Di Maio e Salvini hanno solo scherzato.
Ma torniamo a bomba. Ossia alla figura di Paolo Savona.
Il quale oggi viene attaccato dal fuoco di fila politico e soprattutto mediatico per via delle sue ultime illuminazioni sulla via di Damasco, ossia la ‘svolta’ semi anti globalizzazione e para anti Ue: quasi a configurarne una sorta di No global in salsa finanziaria, un bolscevico infiltrato nei palazzi, sulla scorta delle ultime performance di Giulio Tremonti, guarda caso anche lui entrato nell’orbita leghista dopo anni al servizio (anche come commercialista personale) di Silvio Berlusconi. E pure il nome di Tremonti – guarda caso – giorni fa era rimbalzato come possibile premier.
A quanto pare, invece, i trascorsi di Savona interessano poco. Per la serie: scordammoce ‘o passato.
Che, invece, dovrebbe suscitare più di un interrogativo. Racconta chi lo conosce fin dai tempi di Bankitalia: “Un passato che più di potere non si può. Cominciato negli anni alla Pro Deo, la chiacchierata università sorta con i favori degli americani e poi diventata Luiss. Ma sono soprattutto alcune amicizie e alcuni legami a caratterizzarne il passato. In primis con l’ex presidente picconatore Francesco Cossiga, unito dalla natia Sardegna, e con l’ex piduista da novanta e ancor oggi uomo potentissimo Giancarlo Elia Valori”.
VALORI PREZIOSI
L’uomo di tanti misteri finanziari e non solo, Valori. L’uomo per tutte le stagioni e per tutti gli affari, il solo ad essere in grado di intrecciare contemporanamente affari con la lobby ebraica e con il mondo arabo, senza dimenticare le connection sudamericane e nei paesi dell’ex blocco sovietico. Pezzo da novanta della P2, Valori, poi espulso dal Venerabile Licio Gelli in persona.
Savona e Valori uniscono i loro destini più di 40 anni fa, quando nel 1976 sono insieme a bordo de La Centrale Finanziaria Generale, LCFG per i suoi fans, sigla che nel suo lungo e tortuoso percorso incrocia i suoi destini con quelli del Banco Ambrosiano targato Roberto Calvi.
Sul ponte di comando negli anni ruggenti non solo i pezzi da novanta Valori e Savona, ma anche Lamberto Dini (simile percorso da Bankitalia alla politica) e Tarek Ben Ammar, il big d’affari storicamente legato a Berlusconi.
Strada facendo LCFG potrà contare sull’apporto di azionisti da non poco, come Generali, Allianz, Interbanca, Bper. Alcuni dei quali si sono poi sfilati dalla scena negli ultimi anni di vacche non proprio grasse: oggi, infatti, l’azionista di riferimento è il super gruppo mattonaro e finanziario che fa capo alla famiglia Toti.
Il mondo è piccolo, e nella ramificata galassia che ruota intorno a LCFG ritroviamo un brasseur della Lega in Lombardia, Luca Galli, un anno fa espulso per alcune controverse vicende d’affari che portano fino a Malta e ad altri scrigni segreti. Sullo sfondo fanno capolino misteriose sigle, sempre riconducibile all’ubiquo Valori, come Serenissima Sgr. E Global Capital, altro forziere tutto da scoprire.
Importante crocevia per i rapporti internazionale è poi ASPEN, la sigla di cui Savona è vice presidente vicario. Numero uno proprio Tremonti, mentre sempre al vertice – in qualitè di vice presidente – ritroviamo un altro ex ministro dell’ultimo esecutivo Berlusconi, Lucio Stanca. Sulla poltrona di direttore siede Marta Dassù, ex pupilla dalemiana; mentre a dirigere la rivista Aspen è Lucia Annunziata, anche alla guida dell’influente Huffington Post.
In un precedente profilo la Voce (potete leggere cliccando sul link in basso) ha ricordato un precedente da non poco nel pedigree di Savona: la guida del super gabinetto voluto da ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino quando era alla guida del Bilancio. Un gabinetto che poteva contare su un big del calibro di Mario Monti.
I “NEMICI” CONSERVATORI
E terminiamo il giro sull’altra sponda, ossia i conservatori incappucciati che affilano i loro compassi contro i confratelli progressisti. Ne fa un minuzioso identikit Giole Magaldi.
A partire dal nemico numero uno di Savona, vale a dire Mario Draghi, in rotta di collisione fin dai tempi in cui Savona era segretario generale dell’Associazione Guido Carli, soppressa da Draghi appena arrivato al vertice Bankitalia. Una inimicizia alimentatasi negli anni e arrivata oggi al suo acme. E’ il più accorsato a livello di titoli massonici internazionali, il presidente della Bce, in grado di fare un pokerissimo, riuscendo a sedere contemporaneamente sulle poltrone di 5 logge UR: ‘Edmond Burke’, ‘Pan-Europa’, Three Eyes’, Der Ring’, Compass Star-Rose‘.
Segue con distacco Mario Monti, nel cui pedigree fanno capolino la ‘United Grand Lodge of England‘ e la ‘Babel Tower‘.
Solo la ‘Edmond Burke‘ ad impreziosire il curriculum del vertice di Bankitalia Ignazio Visco. Così come per Domenico Siniscalco, il cui nome è rimbalzato nelle settimane scorse come possibile premier e già ministro, proprio dell’Economia, nell’esecutivo 2004-2005. Non c’è due senza tre, ed alla ospitale Edmond Burke fa capo un altro ex titolare di via XX settembre, Fabrizio Saccomanni: titolare dell’Economia nell’esecutivo Letta ed ex direttore generale Bankitalia dal 2006 al 2013.
Last but non least Giorgio Napolitano, che strizza l’occhiolino alla ‘Three Eyes‘.
Per tutti i palati.
Ma quale delle due possenti fazioni, nell’Italia prossima ventura, trionferà?
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