Torna in libertà Renato Vallanzasca dopo 46 anni passati in galera? Lo sapremo a giorni, quando il tribunale di sorveglianza deciderà se accogliere o meno la richiesta avanzata dal suo legale, Davide Staccanella, di ottenere la libertà condizionata o la semilibertà.
Alla richiesta si oppone il procuratore generale, Antonio Lamanna. Il quale evidentemente non ravvisa quel “cambiamento profondo”, quell’“adeguato ravvedimento” e quell’ormai cessato “livello di pericolosità allarmante” sottolineati, nella sua istanza, da Staccanella.
Il ‘bel Renè’ collezionò la bellezza di quattro ergastoli più quasi 300 anni di galera per una sfilza di reati che andavano dal concorso in omicidio alla rapina, dall’associazione a delinquere al sequestro di persona.
Aveva già ottenuto il regime di semilibertà, poi revocato quattro anni fa per un piccolo furto in un supermarket: un paio di mutande, un sacchetto di terriccio e una cesoia da giardino, questo il bottino del gran rapinatore.
Un episodio mai chiarito. E che alcuni lessero come un ‘avvertimento’.
In quello stesso periodo Vallanzasca era alle prese con alcune rivelazioni da non poco, e riguardanti un maxi giro di scommesse organizzato dalla camorra che portava al giallo sulla tragica fine di Marco Pantani.
Ecco cosa era successo. Il bel Renè un giorno decide di scrivere alla madre del campione, ricordando un episodio avvenuto molti anni prima. Per la precisione nel 1999, in occasione del Giro d’Italia fatale per Marco, la maledetta tappa di Madonna di Campiglio, lo stop per un controllo antidoping.
Giorni prima – ricostruisce Vallanzasca nella missiva alla madre – un detenuto nel suo stesso carcere di Bollate lo avvicina e gli consiglia di scommettere su quel Giro se vuol fare un po’ di soldi. Racconta che la camorra ha scommesso una montagna di soldi sulla sconfitta di Pantani: “’o pelato non arriva a Milano”, aggiunge.
A questo punto la madre del Pirata consegna la missiva alla procura di Forlì che apre un nuovo fascicolo sulla morte di Marco avvenuta il 14 febbraio 2004 nel residence “Le Rose” di Rimini. Vallanzasca viene convocato dagli inquirenti, verbalizza e dopo alcune ricerche viene individuato il camorrista che aveva raccontato della combine. Arrivano conferme e ulteriori dettagli. In seguito, svariati altri camorristi di peso confermeranno la versione e soprattutto il taroccamento di quel maledetto Giro del ’99.
Tutto ciò – incredibile ma vero – non è servito ad alzare il sipario su quel drammatico Giro e quella tragica morte. Da un lato, infatti, la Cassazione ha archiviato in modo definitivo il giallo del residence riminese, confermando l’ipotesi del suicidio nonostante le oltre “100 anomalie” descritte per filo e per segno dal legale della famiglia Pantani, Antonio De Rensis.
Dall’altro, il fascicolo sulla combine sul Giro è stato chiuso a Forlì, e riaperto oltre un anno e mezzo fa dalla Procura di Napoli, cui De Renzis si è rivolto, visto che il ‘focus’ del giallo è proprio la camorra. Ma fino ad oggi è silenzio tombale alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
Torniamo a bomba, Vallanzasca. Quel misterioso furto al supermercato venne interpretato da non pochi come un tarocco – l’ennesimo della story – inventato per ‘intimidire’ il bel Renè e farlo recedere da quella testimonianza pesante sul caso Pantani.
Se ora riacquista, anche in parte, la sua libertà, deciderà di dare una mano per far chiarezza sul Giro targato camorra? E farà, il bel Renè, una capatina alla procura partenopea?
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