A gennaio il debito pubblico è aumentato di 23,8 miliardi rispetto a dicembre 2017, salendo a 2.279,9 miliardi. Lo ha comunicato Bankitalia, sottolineando che la crescita è dovuta all’incremento da 29,3 a 54,5 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro. Quelle che a dicembre il ministero dell’Economia, con un vero e proprio gioco di prestigio a misura di elezioni politiche, aveva utilizzato (senza alcuna fortuna, dati i risultati elettorali) in modo da far scendere il fabbisogno (e il debito) oltre le previsioni.
Il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 23,3 miliardi e quello delle amministrazioni locali di 0,5 miliardi, mentre il debito degli enti di previdenza è rimasto pressoché invariato.
Il debito pubblico, che secondo le promesse da marinaio del ministro Padoan doveva diminuire, è aumentato di 172,8 mld di euro dal febbraio 2014, al ritmo di 3,7 mld di euro al mese, 123,3 milioni di euro al giorno, 5,1 milioni di euro l’ora, 856.000 euro al secondo, gravando per 38.000 euro sulle spalle di ogni abitante, che ha dovuto sopportare in 47 mesi oneri impropri di 2.880 euro aggiuntivi, oltre le consuete stangate tariffarie che solo dal 1 gennaio 2018 sono state quantificate in oltre 1.000 euro.
Adusbef chiede rigore nella gestione dei conti pubblici, serietà ed inversione di tendenza alla politica, che si è fatta gioco dei diritti dei cittadini e delle famiglie, vessate e saccheggiate dai Governi, tutti orientati nella salvaguardia degli esclusivi interessi di banchieri e predatori.
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