SGA BANCO NAPOLI / AL LAVORO PER LA BAD BANK VENETA. E ‘SCORDAMMOCE ATLANTA…

Dopo vent’anni è diventata una star, ora tutti la vogliono tutti la cercano. Si tratta della Società Gestione Attività, SGA per i suoi fans, ossia la società che nel 1997 raccolse le misere spoglie del Banco di Napoli, saccheggiato da anni di gestioni allegre targate Ventriglia, e divenne la prima ‘bad bank‘ del nostro Paese.

Ora, per i brillanti risultati raggiunti, e cioè per aver recuperato bene o male addirittura il 90 per cento di quelle sofferenze con parecchie pratiche ancora da mandare all’incasso (come circa 150 milioni dall’Unità), è stata incaricata di recuperare i crediti incagliati dei due istituti veneti – la Popolare di Vicenza e Veneto Banca – che stanno turbando i sonni del governo Gentiloni.

Mentre già la polpa della SGA, circa 500 milioni di euro, è stata pochi mesi fa ingoiata dal precedente esecutivo Renzi, che lì ha trovato ossigeno per tamponare un po’ di falle del nostro sforacchiato sistema bancario e foraggiare il suo fondo Atlante.

Adesso tutti sono sicuri del prossimo successo made in SGA, anche se il contesto economico-finanziario in vent’anni è radicalmente cambiato e – per fare un solo esempio – i valori immobiliari sono crollati.

L’obiettivo dichiarato è quello di recuperare almeno 10 miliardi di euro, non da poco. E il timoniere di tutta l’operazione sarà l’attuale numero uno di SGA, ossia Roberto Romagnoli, al quale Affari e Finanza di Repubblica dedica un paginone per il titolo “Il Re Mida degli Npl, così il Banco di Napoli è diventato un affare”.

Riuscirà il nuovo mago del recupero crediti a trasformarsi stavolta in un San Gennaro su scala nazionale? Staremo a vedere.

Intanto, perchè nessuno parla, né ricorda, né scrive del giallo di quel Banco di Napoli che vent’anni fa venne comprato dalla Banca Nazionale del Lavoro per un pugno di dollari – è il caso di dirlo – la misera cifra di 60 miliardi di vecchie lire, il prezzo di un Maradona per la più grossa banca del sud, con migliaia di sportelli e un fortissimo radicamento sul territorio?

Perchè la BNL all’epoca guidata dal craxiano Nerio Nesi doveva coprire un suo maxi buco provocato della gestione super affaristica della filiale di Atlanta, negli Usa, per nascondere anche traffici d’armi con l’Iraq di Saddam Hussein.

Una vera polveriera. E per celare quelle falle serviva fare un botto. E tale fu l’acquisto del Banco Napoli a prezzi di super saldi, praticamente un cadeau. Tanto più se si pensa che dopo un anno esatto lo stesso istituto partenopeo venne rivenduto da BNL al gruppo IMI-San Paolo per 6000 miliardi di vecchie lire, due zeri in più nell’arco di dodici mesi, vero ossigeno stramiliardario per salvare le sorti della BNL, la cui ‘esplosione’ sarebbe stato un vero caso – e crac – di Stato. In questo modo tutto venne nascosto sotto il tappeto, traffici d’armi compresi.

Coma mai nessuna inchiesta della magistratura si sognò mai di accendere i riflettori su un’operazione tanto smaccatamente taroccata?

Non sarebbe il caso, dopo vent’anni, di tirare fuori dai cassetti quelle verità? Ormai per lorsignori sarà anche scattata la prescrizione.

E ancora oggi speriamo – per le truffe di MPS, Etruria & C., banche venete – in una commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche…


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