Un tempo le crisi politiche si consumavano sulla base dei fatti. Facciamo un esempio: Cuba e i missili sovietici. Oppure un altro: la rivalutazione a sorpresa del marco tedesco e il Muro di Berlino. Oppure, sempre per chiarirci: metti sulle rampe di lancio i Pershing in Europa e io ti rispondo con gli SS-20.
Tutti ci ricordiamo — quelli di noi che hanno qualche anno alle spalle — della guerra fredda. Bei tempi, verrebbe da dire. Si litigava, e ci si dava spintoni, qualche volta ci si sparava addosso l’un l’altro, per qualche cosa che era accaduta. Adesso la politica, inclusa quella internazionale si è trasformata in un vaudeville interminabile., dove ci sarebbe da ridere tutti i giorni, ma dove, invece, regna un silenzio assordante. Sbalorditivo, ma nessuno ride.
L’ultima trovata di Washington è la “scoperta” di un evento che non è ancora accaduto. Si tratta di un “prossimo” bombardamento con armi chimiche, che dovrebbe accadere in una qualche parte, non precisata, della Siria. I solerti servizi segreti americani comunicano che saranno gli aerei di Bashar el-Assad che bombarderanno i villaggi della Siria con armi chimiche. “Per la seconda volta”, afferma l’arcigno portavoce dell’Amministrazione. La qual cosa fa pensare che ci sia stata una “prima volta”. Ma la “prima volta” non solo non pare ci sia mai stata, ma è stata recentemente smentita da documenti inequivocabili, da giornalisti di riconosciuto valore, come lo è Seymour Hersh. Inoltre risulta, in modo altrettanto inequivocabile, che gli Stati Uniti hanno rifiutato di andare a toccare con mano la base aerea di Khan Sheikun, dove sarebbero partiti gli aerei siriani per andare a uccidere cittadini siriani innocenti. Lo ha rivelato di nuovo il pazientissimo ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ricordando al colto e all’inclita che le armi chimiche lasciano dietro di sé una striscia indelebile di indizi, che chiunque conosca questi aggeggi è in grado di rilevare anche dopo anni di distanza.
Washington, restia a ogni invito, ha preferito ignorare le tracce reali (sapendo che non le avrebbe trovate) e diffondere la tesi del primo raid chimico. Sicura, per altro, che tutto il mainstream occidentale avrebbe ripetuto la sua tesi “a prescindere”. E va bene, ci stiamo abituando tutti a queste sceneggiate. Ma è pur sempre la disputa su un fatto. Invece qui si è giunti a disputare su un “non fatto”. Infatti il “secondo bombardamento” con armi chimiche non si è ancora verificato. E possiamo già essere certi, a rigor di termini, che non si verificherà mai, essendo già chiaro che non è esistito il cosiddetto “primo bombardamento”.
La differenza qui è sottile ma importante: il “Piano Northwood” era segreto. Qui invece il bombardamento viene annunciato prima che accada. Ed è una differenza importante: a quei tempi (anni ’60) la stampa e l’informazione occidentale, erano ancora “ingenue”. Ci sarebbero cascate comunque, avrebbero accusato immediatamente Castro di avere assassinato a sangue freddo decine di innocenti studenti americani. Ma c’era il rischio che almeno qualche giornalista, altrettanto innocente, fosse sfiorato dal sospetto di un qualche inganno. E allora ci sarebbero stati molti guai per gl’inventori della false flag.
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