IL SISTEMA BAZOLI IN UBI BANCA  / A TUTTO RICICLAGGIO, DAI MORATTI AI BERETTA

Una vera e propria associazione a delinquere finalizzata non solo a depredare soci e azionisti della banca ma anche a riciclare montagne di danari, coprendo operazioni sporche. Per la regia di uno dei banchieri storici dei casa nostra, Giovanni Bazoli, e di una Cricca di amici, complici & sodali.

Roman Zaleski. In apertura Giovanni Bazoli

Roman Zaleski. In apertura Giovanni Bazoli

Tra i beneficiari delle operazioni border line anche politici, come l’Udc Luca Volontè, finanzieri d’assalto, come Roman Zaleski, colossi imprenditoriali, come la Saras del gruppo Moratti e l’industria bellica della famiglia Beretta. Tutto sotto il naso della Banca d’Italia con il governatore Ignazio Visco che, interrogato in commissione finanze di Camera e Senato, alcuni giorni fa è sceso dal pero dichiarando che quel poco che sa lo legge sui giornali. Ai confini della realtà.

Ma vediamo più da vicino la bomba ad orologeria che sta per esplodere nel mondo finanziario, e non solo, di casa nostra, attraverso le maxi inchieste condotte dalle procure di Bergamo e Brescia. Nel quasi totale silenzio mediatico.

Partiamo dagli ultimi sviluppi e da quanto sta facendo la procura distrettuale antimafia di Brescia, che pochi giorni fa ha emesso un decreto di perquisizione ‘personale e locale’. Uno spaccato incredibile, una ricostruzione al calor bianco, uno squarcio di finanza che più criminale non si può. A firmare il decreto il procuratore aggiunto di Brescia Sandro Raimondi che ha indagato, con le fiamme gialle, sulle operazioni illecite che si sono svolte in un arco temporale compreso tra il primo agosto 2012 e il 31 dicembre 2016. Al centro delle manovre sempre lei, UBI Banca, l’istituto guidato da Giovanni Bazoli e dalla sua Cricca.

UNA LOBBY PER IL RICICLAGGIO INTERNAZIONALE

Luca Volonté

Luca Volonté

Val la pena di leggere subito, in rapida carrellata, le principali operazioni sporche, così come scrupolosamente descritte nell’atto di perquisizione dal procuratore Raimondi.

Ecco la prima. “Presso la struttura a cui sono demandati i compiti di ‘antiriciclaggio’ di UBI Banca Spa, si sono verificati sistematici episodi di omissione di segnalazione per operazioni sospette, nonché omissioni di obblighi di adeguata verifica della clientela nei confronti di soggetti legati a figure apicali in seno al gruppo bancario ovvero facenti parte della governance della banca ovvero comunque cointeressate in qualche modo con i predetti”.

Poi la seconda. “In taluni casi è stato imposto a funzionari dell’Area Anti Money Laundering di UBI Banca Spa, da personale gerarchicamente superiore, di non procedere negli opportuni approfondimenti di fatti che avrebbero dovuto essere oggetto di segnalazione di operazioni sospette nei confronti di membri della governance della stessa banca”.

Ancora. “In taluni casi, le segnalazioni di operazioni sospette sono state manipolate, nel contenuto, ad opera dei responsabili dell’articolazione antiriciclaggio dell’istituto di credito, i quali avrebbero eliminato riferimenti relativi a soggetti in posizione apicale della banca”.

Non è certo finita. “In un caso risulta essere stata compiuta un’operazione di manipolazione del sistema informativo di supporto per la segnalazione delle operazioni sospette denominato GIANOS, volto ad eliminare una ‘nota estesa’ nella quale figurava l’annotazione ‘da segnalare’ con un’altra nota di tenore opposto, riferita ad una posizione meritevole di approfondimento, a seguito di indebite pressioni esercitate su un valutatore di primo livello da figure apicali”.

Massimo Moratti

Massimo Moratti

Altro rilievo pesante come un macigno. “In taluni casi, le operazoni sopra descritte potrebbero avere, anche indirettamente consentito, ovvero agevolato, operazioni economico-finanziarie illecite e/o riciclaggio di capitali di provenienza delittuosa”.

Ecco un primo commento degli stessi inquirenti. “L’attività d’indagine posta in essere ha permesso di delineare un quadro investigativo caratterizzato dall’esistenza di una serie di indizi gravi, precisi e concordanti in ordine, tra l’altro, alla sussistenza di una serie di condotte volte alla omissione ‘sistematica’ degli obblighi e degli adempimenti previsti dalla normativa antiriciclaggio, che hanno avuto, quale esito, un oggettivo ostacolo alle funzioni esercitate dalle Autorità pubbliche di vigilanza”. Come vedremo poi, comunque, Bankitalia ha chiuso volentieri occhi, bocca e orecchie. In perfetto stile collusivo.

Passiamo ad una relazione tecnica allegata, da cui emerge un vero e proprio “Sistema Bazoli” capace di inquinare non solo il mondo bancario e finanziario, ma addirittura l’intero Paese.

Estremamente significativo il titolo: “Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa San Paolo, controlla e governa il Gruppo UBI Banca Scpa dalla sua costituzione nell’interesse della lobby economica che a lui fa riferimento, depauperando il Gruppo UBI e i suoi azionisti”.

Ecco l’incipit che subito fa riferimento a “malversazioni e predazioni che, quando non guidate, sono state e sono da lui almeno fortemente coperte”.

“La rielezione di Bazoli alla guida di Intesa San Paolo, ad aprile 2013, lo ha mantenuto nelle condizioni di controllare il sistema di potere autoreferenziale e ramificato che ha prodotto significativi danni all’economia del nostro paese. Ma l’ipotesi di reato che si documenta in queste pagine è specifica e contestualizzata su uno solo dei fronti di arricchimento della lobby finanziario-politica che a lui fa riferimento”.

TUTTE LE OPERAZIONI CON I “SODALI”

Così continua il j’accuse: “I suoi sodali manipolano la gestione del Gruppo UBI Banca contro l’interesse degli azionisti-soci, dei clienti e dei dipendenti: parenti e soci d’affari che riportano da un lato allo studio Bazoli-Camandini di Brescia, che raccoglie e governa le ambizioni di quegli imprenditori bresciani noti per le non sempre trasparenti avventure economiche al di fuori della provincia d’origine; dall’altro alla MITTEL Spa, ove il suo storico socio d’affari Roman Zaleski controlla a tutt’oggi la più antica finanziaria ancora quotata alla Borsa di Milano”.

E ancora: “Una delle più evidenti conseguenze del controllo della lobby su UBI è stato il crollo del valore del titolo da oltre 20 euro alla data della sua costituzione (l’istituto è operativo dal 1 aprile 2007, ndr) a circa 3 euro per azione nel 2013, con l’impoverimento delle migliaia di famiglie che da decenni (alcune generazioni, dalla fine dell’800 come Banca Popolare di Bergamo e dal 2003 come BPU Banca) lo vedevano come investimento stabile e non speculativo, a differenza dei suoi lobbisti che, giocando da ribassisti sul titolo stesso già dal 2008, si sono ulteriormente arricchiti”.

Parole di fuoco, per un banchiere ‘cattolico’ – sic – del calibro di Bazoli, il quale ha sempre agito sotto l’ala protettiva della Dc lombarda e della Curia bergamasca.

Segue poi una analitica disamina degli organi della banca, tutti regolarmente controllati dalla lobby targata Bazoli.

Per anni il Consiglio di Sorveglianza è stato presieduto da Gino Trombi, cresciuto bancariamente come fido portaborse di Bazoli in Banca San Paolo di Brescia.

Emilio Zanetti

Emilio Zanetti

Il Consiglio di Gestione è stato formalmente guidato da Emilio Zanetti, ma con l’incombente presenza come vice presidente di Corrado Faissola, altro fedelissimo di Bazoli, al quale successivamente garantì anche la presidenre di ABI, usando il peso di Intesa San Paolo all’interno della stessa associazione.

A sua volta, il Consiglio di Gestione ha affidato la gestione effettiva al tandem composto da Giampiero Auletta Armenise (ex BPU, consigliere delegato) e Victor Massiah (ex BL, direttore generale), uomini che Bazoli aveva a suo tempo voluto nel Nuovo Banco Ambrosiano, il primo come responsabile Studi e Sviluppo, il secondo come direttore commerciale.

Ma eccoci tra altri fedelissimi da novanta. Le parole usate dagli inquirenti sono da brivido: e in certi casi repetita iuvant. E’ il caso di scorrerle fedelmente: “Tra tutti gli uomini di sua fiducia (di Bazoli, ndr) che con lui sedevano nel primo Consiglio di Sorveglianza vanno ricordati Gino Trombi, che in sua vece governava il San Paolo prima e BL poi; il fido nipote Alberto Folonari e il socio d’affari in Mittel Roman Zaleski, nonostante la rilevante posizione debitoria nei confronti del Gruppo UBI … o meglio forse grazie a questa, visto che il finanziere franco polacco con i soldi ottenuti dalle banche (grazie alle ingerenze lobbistiche) comprava tra l’altro anche azioni delle stesse, utili per garantire a Bazoli solide leve di governo economico. E non dimentichiamo Pietro Gussalli Beretta – oggi presidente di UBI Banca International in Lussemburgo, dove può meglio gestire le transazioni estere di suo interesse con la copertura del segreto bancario del Granducato – Giuseppe ed Italo Lucchini (delle omonime acciaierie, ndr), Andrea Moltrasio”.

Senza peli sulla lingua, nella relazione il Consiglio di Sorveglianza viene bollato come “un teatro di burattini”, visto che sul totale dei 23 membri la bellezza di 17 non hanno mai preso la parola, genuflessi davanti a sua Maestà Bazoli.

Corrado Passera

Corrado Passera

Le chicche non finiscono mai. Ed eccoci ad un’altra presenza ingombrante nel CdS, quella di Federico Manzoni, “voluto da Bazoli che lo aveva già in passato posto alla guida di Lesint (la società di leasing di Intesa San Paolo), il quale da metà novembre 2013 risulta indagato dalla procura di Milano per false dichiarazioni dei redditi della stessa Lesint.

DA LADY BAZOLI A CORRADO PASSERA

Per poi passare a lady Bazoli, la figlia del banchiere, Federica, la quale nel giro di nomine voluto dal padre si era dovuta accontentare della vicepresidenza di UBI Leasing, “società dalla quale negli anni è stato possibile distogliere decine di milioni dall’onesta e corretta gestione. E quando finalmente nel 2012 l’intervento di Bankitalia ha imposto la totale rimozione dei vertici, c’è stato qualche licenziamento pro forma, ma alla signora Bazoli è stato assicurato un posto nel consiglio d’amministrazione di UBI Sistemi e Servizi, uno dei bancomat della lobby”. Parole di fuoco.

Da una figlia di lusso all’altra eccoci a lady Lucchini, figlia di Italo, al timone di una società che ha comprato – guarda caso attraverso UBI Leasing – uno yatch per 3 miloni e mezzo e invece del valore di 10: cose da vip.

Ed eccoci a Corrado Passera, l’altra star del sistema bancario. Ce n’è anche per lui, nella relazione al vetriolo. A proposito delle ‘Predazioni‘ messe a segno, in un capitoletto titolato appunto “Le predazioni in UBI Sistemi e Servizi”, ecco cosa viene messo nero su bianco: “Nel modello che Bazoli utilizza per il governo delle banche è previsto che in tutte le attività informatiche e di supporto siano gestite da una specifica società controllata, dove persone di fiducia possono governare indisturbati gli acquisti. Lo fece in Intesa (Intesa Sistemi e Servizi) e lì Passera seppe ben utilizzare il metodo per garantire alla società della moglie profitti fuori mercato: concesse buona parte dei contratti di consulenza informativa a tariffe superiori a quelle di mercato, in modo talmente spudorato che arrivò una nota di biasimo da Banca d’Italia”.

E BANKITALIA NON VIGILA

Elio Lannutti

Elio Lannutti

Elio Lannutti, storico presidente di Adusbef, l’associazone che tutela i risparmiatori, punta l’indice contro la totale mancanza di controllo e vigilanza da parte di Bankitalia.

“A precise domande dei parlamentari delle commissioni finanze di Camera e Senato sulla gestione fraudolenta di UBI Banca, lo scorso 14 giugno Ignazio Visco ha risposto che lo ha letto sui giornali. Mi chiedo: è consapevole Visco della gravità dell’inchiesta dell’Antimafia sui riciclaggi internazionali all’interno degli sportelli bancari? Ed è conscio che, se la vigilanza di Bankitalia non è riuscita a evitare crac e dissesti bancari addossati a 350 mila famiglie negli ultimi 18 mesi e non vede o fa finta di non vedere l’evidente attività di riciclaggio in UBI Banca, si rende superflua la tenuta di costosi carrozzoni come Bakitalia stessa? Un carrozzone – aggiunge Lannutti – ottimo solo per retribuire 7.000 dipendenti, molti dei quali fanno concorrenza, con stipendi fissi a 20 mila euro al mese, agli operatori turistici nelle visite guidate ora in voga a palazzo Koch”.

Sette anni fa Lannutti ha scritto un libro, “Bankster – Molto peggio di Al Capone i vampiri di Wall Street e Piazza Affari”, che potete scaricare gratuitamente dal sito della Voce cliccando sulla finestra lungo la colonna a destra. Da pagina 273 a pagine 276 si parla di Bazoli e si dettagliano le sue acrobatiche operazioni, focalizzando l’attenzione soprattutto sui rapporti d’affari con Roman Zaleski via Mittel. In basso potete cliccare sul pdf.

E cosa ha fatto la Vigilanza di Bankitalia in questi 7 anni?

 

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