25 anni dalle stragi e 35 anni esatti dall’uccisione del capo della Squadra Mobile di Napoli Antonio Ammaturo.
Un delitto rimasto ancora con mandanti a volto coperto, come al solito nel Belpaese delle mafie ormai istituzionali. Assicurati alla giustizia i killer, 4 brigatisti. Di chi volle quell’omicidio mai nessuna traccia. Nè più di tanto mai nessuno ha inteso cercarla.
Ecco il contesto dove maturò. Novembre ’80, il terremoto che massacra la Campania, nei mesi seguenti l’avvio della ricostruzione.
1981, il rapimento di Ciro Cirillo, la rivendicazione delle Brigate rosse. Poi la trattativa, la prima vera trattativa Stato-mafia: esattamente dieci anni dopo la seconda, proprio in occasione delle stragi siciliane e non solo. E nel mezzo chissà quante altre.
Una trattativa che si svolge per buona parte nel carcere di Ascoli Piceno, dove è detenuto don Raffaele Cutolo, il capo della Nuova Camorra Organizzata. Un via vai continuo, in quel periodo, nel carcere marchigiano, tra barbe finte, politici anche di grido della Dc, faccendieri e chi più ne ha più ne metta.
A questo punto la trattativa va avanti tra pezzi della Dc, Servizi segreti & camorra: le bierre a far da spettatore.
Al centro, i subappalti miliardari per il dopo terremoto, tutto quello che ha a che fare con la ricostruzione post sisma, il movimento terra, le forniture di calcestruzzo e via di questo passo.
Il bottino del riscatto è solo un piccolo cadeau per le Bierre, che verrà elargito dai costruttori di riferimento della Dc.
Su questi patti scellerati, su queste connection indagava un coraggioso giudice istruttore, Carlo Alemi, che la Dc tenta in tutti i modi di fermare, anche attraverso la delegittimazione. Cominciano le campagne di stampa anti Alemi scatenate dal quotidiano di riferimento dei De Mita, dei Gava, dei Pomicino e degli Scotti, il Mattino.
E soprattutto ad indagare c’è un servitore dello Stato che non guarda in faccia nessuno: Giuseppe Ammaturo, il capo della Mobile di Napoli. Che ha un chiodo fisso: scovare gli ha lavorato dietro al caso Cirillo, chi ha pilotato la sua liberazione.
Incredibile ma vero, infatti, il potente assessore dc all’urbanistica – poltrona strategica in quel periodo – verrà liberato, mentre Aldo Moro tre anni prima era stato trucidato. Come mai lo stesso partito una volta decide che il suo padre politico “Deve Morire” (come è titolato il libro scritto nel 2008 da Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato) mentre un piccollo ras locale deve essere invece liberato anche a costo di trattare con quegli stessi brigatisti tramite i Servizi e la camorra?
Su questo stava indagando Ammaturo che ai familiari, il giorno prima d’essere ammazzato, aveva detto: “sto lavorando a un caso che farà scoppiare l’Italia”.
L’Italia non è scoppiata, la Dc ha continuato tranquillamente a governare e quella rouling class partenopea lo è diventata anche a livello nazionale, la camorra è ingrassata e man mano è diventata una holding.
Invece lui, Ammaturo, è stato ammazzato a piazza Nicola Amore, trucidato con il suo autista, nel cuore di Napoli. E quella verità – sotto il profilo giudiziario – deve venire ancora a galla….
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