Tra un mese comincia alla prima sezione del tribunale penale di Salerno il processo per bancarotta fraudolenta a carico di Piero De Luca, figlio del governatore della Campania Vincenzo De Luca, componente dell’assemblea nazionale del Pd e responsabile dei comitati per il SI nella regione in occasione del referendum.
E’ infatti fissata per il 29 maggio la prima udienza dopo il rinvio a giudizio disposto dal gup di Salerno, Sergio De Luca, solo omonimo dei due politici Pd.
Un’inchiesta durata ben tre anni e che ha riguardato il crac di Ifil, una società ‘satellite’ dell’ex impero della pasta Amato. Secondo gli inquirenti una ‘scatola vuota‘ e comunque destinataria di un tesoretto da 772 mila euro, fatturato per consulenze inesistenti: ad emettere le fatture il gruppo ESA, che fa capo ai fratelli Armando ed Enrico Esposito, aggiudicatari dei lavori per la sistemazione di piazza della Libertà, nel centro cittadino.
Stando all’impianto accusatorio, Ifil non era altro che un “collettore di tangenti in favore di organi dell’amministrazione del Comune di Salerno”.
Ma cosa c’entra De Luca junior? Ecco cosa dettaglia il Corriere del Mezzogiorno, costola partenopea del Corsera. “De Luca jr è accusato di bancarotta fraudolenta per alcuni biglietti aerei che sarebbero stati pagati per lui con denaro della società Ifil dall’imprenditore Mario Del Mese”, il quale “ha patteggiato la pena a sette mesi di reclusione”.
Azionista di Ifil con il 50 per cento delle quote, Mario Del Mese è il nipote di uno dei parlamentari più in vista nella Dc salernitana pre Tangentopoli, Paolo Del Mese, all’epoca in ottimi rapporti con lo stesso De Luca senior, con ‘O ministro Paolo Cirino Pomicino e con l’allora ministro per le Aree Urbane, il Psi e poi Pd Carmelo Conte.
Così continua il Corriere del Mezzogiorno: “Gli imputati, secondo l’ipotesi accusatoria, hanno concorso al fallimento fraudolento della società distraendo o comunque dissipando il danaro di cui avevano la disponibilità per ragioni connesse alla gestione utilizzandolo per fini diversi’.
In particolare “a Le Luca jr e alla moglie Laura Zanarini (estranea all’inchiesta) viene contestato di aver usufruito del pagamento di viaggi a Lussemburgo per complessivi 23.026 euro tra il 2009 e il 2011”.
De Luca, al contrario, sostiene di aver pagato di tasca sua quei viaggi: a quanto pare il rampollo del Governatore in quegli anni era “referendario presso la Corte di giustizia europea”.
Referendum, evidentemente, nel suo Dna.
Nella foto Piero De Luca
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