Siamo preoccupati della piega che prende la questione stadio Tor di Valle. Dopo avere votato contro nel 2014 e avere sbandierato il «no alla speculazione», il comune di Roma sarebbe a un passo dall’accordo con i privati. Per un progetto che avrebbe «caratteri innovativi». Il taglio sarebbe del 25% delle cubature. Lo scempio resterebbe immane. Mai come in questo caso la decisione sul progetto, che non riguarda solo lo stadio ma rispetto di ambiente, sicurezza, salute e territorio, dovrebbe essere presa dai cittadini e dalla comunità, con un referendum consultivo.
I romani dicano, come cives, e non per ambizioni, patti sommersi, scambi di favori, false promesse, personali interessi, se condividano il progetto della Eurnova che prevede lo stadio e il business park su un’area dell’85% con 3 trattacieli di circa 220 metri e diverse strutture commerciali sulla riva del biondo Tevere, fuori dal piano regolatore e dal piano del traffico urbano. Mentre il sottosegretario all’ambiente Silvia Velo riconobbe, per informazioni dell’Autorità di Bacino, il rischio idrogeologico dell’area di Tor di Valle per esondazione del fosso del Vallerano. E parere contrario espresse la sopraintendenza alle belle arti del Comune di Roma guidata da Margherita Echberg. Il progetto riguarda le presenti e soprattutto le future generazioni.
Chiediamo un referendum consultivo, strumento di democrazia diretta con la partecipazione dei cittadini romani. Si può prevedere il voto elettronico come in Belgio, in Austria, in Irlanda, in Svizzera, in Brasile in Florida, in Arizona e in Unione Europea per sottoscrivere le leggi popolari. Vogliamo sapere il ruolo che in questa vicenda avrebbero la Goldman Sachs International Bank, che secondo indagini dell’avv Edoardo Mobrici, avrebbe stipulato un accordo con la società di cartolarizzazione Roma SPV LLC che acquisterebbe il credito, e con il soggetto beneficiario Eurnova di Luca Parnasi E quale ruolo ha la società sportiva Roma. Un pasticcio difficile da districare.
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