Rosso o nero, pari-dispari: il croupier tra non molto annuncerà il “rien ne va plus” e la pallina girerà impazzita prima di fermarsi sul none di Hillary o di Donald. Conosceremo cosa ha deciso il popolo politicamente disattrezzato degli Stati Uniti ed evito l’aggettivo ignorante per genetica generosità. Non siamo indifferenti all’esito del voto di successione a Barack Obama: l’America, dall’alto della sua dominante economia, del ruolo di gendarme dispotico del mondo esercitato con un potenziale bellico spaventoso e la forza dirompente del dollaro, condiziona l’autonomia dei paesi satelliti o considerati alleati con compiacente eufemismo qual è l’Italia. Il larga misura il futuro della Terra deve fare i conti con l’America, ma quale America? Quella di Trump? Sciagura per chi non è accecato dal peggio dei disvalori che esprime questo ambiguo big man esplicitamente razzista, omofobo, sciovinista, guerrafondaio, rozzo, insolente, evasore fiscale, guitto, clownesco. La stima per l’America, dovesse battere la Clinton, farebbe un devastante volo all’ingiù e le conseguenze per il mondo sarebbero impronosticabili, ma solo per dimensione. Quella della moglie di Bill Clinton? Hillary, al riparo da rivelazioni intenzionalmente taciute dai media, ossessionati dalle ipotetiche chance di Trump, è sostenuta dalle lobby di potentati finanziari senza eccezioni per l’industria bellica, del petrolio, delle multinazionali leader delle tecnologie in progress, dalle etnie multi religiose e in generale dall’establishment. Eppure si deve scegliere e allora la memoria corre a ritroso, al tempo in cui amici e parenti soggiogati dal sapore del potere ti confidavano di votare Dc turandosi il naso. Ieri sera a il vis-à-vis televisivo dei contendenti (sana la consuetudine americana di metterli uno di fronte all’altro e svelare errori, omissioni, bugie e verità, credibilità di intenti, promesse di solo stampo elettorale, gaffe, impreparazione, qualità di coinvolgimento). L’esito del duellare, nel resoconto dei media americani, sarebbe stato favorevole a Hillary, ma ci si può fidare di testate pur autorevoli dichiaratamente in disistima di Trump? Rispondesse alla realtà il sondaggio CNN la Clinton avrebbe ottenuto il 62% di consensi. Trump ha disegnato un’America al collasso, la Clinton l’ha esaltata, definita capace di guidare il mondo. Il folcloristico magnate ha mostrato titubanze gravi in tema di tasse, di rapporto con le donne e di politica estera. Il dibattito è uno dei tre previsti. Hillary in un momento caldissimo del confronto ha contestato al rivale la mancata pubblicizzazione delle dichiarazioni sul reddito e ha insinuato che forse Trump non è poi così ricco come vuol far credere o nasconde la provenienza illecita di ingenti finanziamenti internazionali e tasse non pagate al governo federale. In risposta Donald ha accusato i democratici di aver dissipato le risorse che mancano nelle casse dell’erario. Altri punti roventi del confronto sono stati i temi per Trump scabrosi del razzismo e dei rapporti internazionali, del sessismo. Primo round alle spalle e si è consolidata la considerazione sull’inadeguatezza dei due competitori a ereditare lo scettro di un impero potente, ma insieme dai piedi d’argilla. Tra i commenti al resoconto sulla sfida registrati dal Fatto Quotidiano: “La scelta tra Clinton e Trump si ridurrebbe quindi ad una mera scelta tra il marcio e la muffa se non fosse che mentre la prima, anche come visto ieri, è un robot perfettamente (salute a parte) programmato ed istruito per svolgere il compito assegnato, il secondo a volte sembra stare in mezzo ad una accozzaglia di facezie e sproloqui”. E lapidario: “Una super nazione qual è l’America, culla della democrazia, faro della scienza e delle tecnologie, epitome (l’essenziale, n.d.r.) di tutti i sogni e di tutte le ambizioni umane, da decenni non riesce a dotarsi di un Presidente degno”.
Nella foto Hillary Clinton e Donald Trump
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