L’America che stupisce il mondo ha portato alla Casa Bianca nientemeno che un nero, figlio di una famiglia modesta, estranea ai poteri forti che condizionano la vita politica e sociale degli Stati Uniti. L’elezione di Barack Obama ha investito con la forza di un ciclone il potente Paese dello zio Sam, nelle possenti mani di multinazionali, fabbricanti di armi, razzisti e rigidi conservatori. Non ha esagerato chi ha definito l’evento la rivoluzione americana e non eccede in ottimismo democratico chi pronostica una fase 2 del sommovimento avvenuto nell’America dell’immobilismo ideologico: sarà Hillary Clinton completare il successo dei democratici nella corsa alla Presidenza? Segnali in questa direzione arrivano dagli esordi della campagna elettorale che per il momento deve assegnare la leadership democratica con le primarie. Se il buon giorno di vede dal mattino La moglie di Bill sembra avvantaggiarsi in partenza. Ha ampiamente surclassato i competitori nel confronto televisivo a cinque: 79% contro l’8 di Bernie Sanders, l’8 anche di Martin ’o Malley, lo 0.8 di Lincoln Chafee e lo 0, 1 percento di Jim Webb. I punti caldi del programma della Clinton nell’insieme propongono una sterzata a sinistra a proposito di tasse da far pagare ai ricchi, il tema dell’immigrazione, l’ambiente (già affrontato da Obama con impegni datati), il controllo delle armi. Di sicuro. In questi preliminari della battaglia elettorale c’è di sicuro la conferma del carisma di Hillary, del suo charme della padronanza scenica e di capacità d’affabulazione che le assegna chance di proselitismo tra gli americani che forse ritengono di essere a un passo dalla consacrazione di una donna alla guida degli Stati Uniti.
Soldi, soldi, soldi…tanti soldi
Con ineccepibili argomentazioni etiche, il referendum abrogativo del finanziamento pubblico ebbe un esito plebiscitario al risultato e confermò la rabbia degli italiani per il regalo milionario alle forze parlamentari. Il pensiero comune fu alimentato dall’indignazione per le ruberie di singoli esponenti dei partiti, dei suoi tesorieri, di congreghe specializzate in corruzione, tangenti e commistioni con le mafie. La volontà del 90 percento degli elettori non impedì al Parlamento di inventarsi una legge che consentì alla casta di uscire dalla porta per rientrare dalla finestra con la legge del ’96 che introdusse la possibilità dei contribuenti di destinare il quattro per mille ai partiti. Fine della pulcinellata all’italiana? Neanche a pensarci. E’ di queste ore l’approvazione al Senato del decreto legge che reintroduce i rimborsi elettorali. La torta è di venti milioni di euro. Tutti d’accordo, meno i grillini e la pilatesca astensione di Sel. Alla più che sonora contestazione in Senato dell’esagitata Taverna (5Stelle): “Ladri, fregate questi soldi ai cittadini” il Pd ricorda che il suo Movimento è l’unico partito a non aver presentato i bilanci, in violazione della legge. Post scriptum: la commissione di garanzia e trasparenza sul tema ha esposto la bandiera bianca della resa. Avrebbe dovuto controllare milioni di scontrini per certificare la legittimità di spesa dei quarantotto partiti con sole cinque persone. Deficit casuale di addetti? Nessuno ci crede.
nella foto Hillary Clinton
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.